07 luglio 2011

Il faro sta sullo scoglio
come una sentinella
a guardia della terra retrostante.
Un avamposto sull’inizio della nazione marina.
Uno spaventapasseri sul campo blu
piatto liquido orizzontale.
Sembra che sia più lui a guardare
invece che esser visto.
Per questo fa roteare la sua luce
a tuttotondo
anche là dove non c’è nessuno
che lo debba avvistare.
La vedetta rimane in allerta.
Nessuna nuova dal mare.
Il suo dovere è l’attesa,
l’eterna costante presenza.
Un custode, un guardiano.
Un vigile servitore.
Non umile.
Chi osserva ha da essere fiero
anche un filo ambizioso,
perfino altezzoso.
Non può esistere un punto di vista modesto.
Scrutare, indagare, scoprire
non è roba da tutti.
Pacato semmai è il resoconto,
l’analisi, il rapporto, il commento.
In questo bisogna esser neutri.
Vicini all’oggetto. Oggettivi.
Obiettivi.
Lenti d’ingrandimento.
A cercare ogni notte
ogni giorno
nei cerchi paralleli
che ci girano intorno
qualcosa per cui vale gioire.
La bellezza è ovunque.
Da tutte e due le parti degli occhi.
Quando è seminascosta
insperata, improvvisa
è ancora più bella.
A me piace andare per ore
a spiare il mare che si stringe alle coste.
I bassi fondali, i colori, le forme
del grande pittore del mondo.
Ogni angolo è un pezzo di sogno.
E bisogna lasciarsi sognare.
Lentamente sfilare su quello che vedi.
Nuotare è illudersi di volare.
Grazie Universo.
Se non ci hai fatto come uccelli,
ci hai dato almeno di assomigliare ai pesci.
Ogni tanto ne capita uno
meno guardingo
lo sguardo curioso
o un gruppetto in parata
a cui mettermi dietro
e provare a copiarne le mosse.
Quasi senza accorgermene
mi trovo a far piroette
virate, carpiati e colpi di coda.
La fortuna è che nessun altro
si accorge di questo.
Così passo il mio tempo
a bearmi in quel libero acquario
insieme ai miei muti compagni.
In un silenzio di acqua.
Da lontano lo scoglio
sembra un grosso biscotto,
un cantuccio inzuppato nel vinsanto marino.
Salirci è come star sulla cima
di una montagna sommersa.
Non sarebbe pazzesco vedere una volta
il nostro pianeta
sguarnito dei mari?
Intanto una barca di gente
prende il sole e fa foto di tutto.
Su un grande cartello c’è scritto:
gita intorno all’isola
si avvistano tartarughe e delfini
solo su prenotazione.
Vedi la vita com’è!?
Basta cambiare una riga
un ordine
una consecuzione
per cambiare il senso di tutto.
Come dire che ami la pace
la quiete ombrosa di un chiostro
i lunghi riflessi d’un monastero,
per trovarti cucito già addosso un bel saio.
Ma è sicuro
che mi piacerebbe
fuggire ogni tanto dal chiasso
in un buen retiro.
Può darsi un convento
e per tenermi un po’ in esercizio,
per non smettere il vizio,
fare pure il maestro del coro.
In un silenzio di aria.
Contemplo il mio faro.
Ecco come speravo di essere.
Sempre acceso.
Sempre vegliante.
Sempre presente a me stesso.
Perché tutto vive
tutto si muove
tutto va avanti
e non dovresti perderti niente.
E questa non me la perdo.
Un’aurora striata
sullo stupore di un nuovo giorno.
Quasi a tutti succede di preferire i tramonti.
Le tinte più intense.
Un crepuscolo di braci e poesia.
Ma quanto devono essere forti le albe
se riescono a rimettersi in piedi
dopo qualsiasi lunghissima notte?
In un silenzio di luce.

Lascia un commento