27 marzo 2011

Torno a casa.
Da un’altra casa.
Quella d’intonaco e pietre.
Di albe di vento
e notti di stelle.
Torno ai miei pensieri
dai pensieri di altri.
Divisi da lingua e da storia,
un Dio con due nomi diversi
e un mare con l’identico nome
ma uno sotto e uno sopra.
Uniti da una stessa sorte
e stessi sconosciuti destini.
Torno a questi giorni
da un po’ di giorni
su un’isola che non c’è
vittima sacrificale
su un altare di confine
nordAfrica o sudEuropa
a seconda di come tira il vento.
Da bambino,
come altri bambini
e come molti grandi,
credevo che le isole
stessero a galla.
Anche oggi lo penso,
se non ci penso.
Così, partendo,
lanciavo un ultimo sguardo
e immaginavo: chissà,
se si potesse,
‘mollando gli ormeggi’,
portarsela via
in un posto migliore
o spostarla
a seconda dei casi
e dei viaggi da fare.
L’illusione c’è a volte
quando il mare si gonfia di onde
e corre di lato
o ti viene incontro
e allora ti sembra che
a muoverti forse sia tu.
Un po’ come quando si avvia
il treno del binario accanto.
Adesso è il mio aereo che s’alza
e l’isola resta ferma laggiù.
In mezzo a un’immensa tovaglia azzurrina.
Dopo più di mezz’ora
arriva altra terra
il tramonto e la sera.
E poi ancora più tardi
una città che conosco bene.
A osservarla dall’alto,
pare di capirla meglio.
Magari perché puoi contenerla
quasi in un unico sguardo.
Gioco a indovinarne i posti più noti.
È una mappa stellare
spiegata sulla crosta del mondo.
Disegni, tracciati, schemi geometrici.
Ghirigori di righe spezzate
e di curve concentriche.
E i lumini delle auto
in processione sulle strade.
Ogni lucina è qualcosa.
Una finestra, un lampione, una vita, un’idea.
D’altronde anche la luna fa luce
-e quanta ne fa-
e non è nemmeno la sua.
Proprio così.
Basta un po’ di sole
per diventare di un altro colore.
Basta un po’ di chiaro in più
per un buongiorno e un buonumore.
Basta un po’ più di calore
per cambiare stagione.
Quest’anno la mia primavera
è arrivata con un giorno in anticipo.
Il 20 di marzo. Anziché il 21.
Il soffitto che faceva da cielo
era a strisce.
A strisce i racconti di vita.
Con strisce di musica
e parole inventate.
Fuori ancora era freddo
tra le nuvole a strisce.
Dentro sbocciavano i cuori.

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