08 marzo 2011

Eppure c’è qualcosa di strano
nell’aria fredda
di questo pomeriggio
ormai alla fine.
Un profumo sottile
appena sfumato
preannuncio di cose
che dovranno avvenire
e di giornate più lunghe
e respiri più calmi.
Un sapore asciutto
che ti fa bagnare le labbra
passando la lingua
su un ricordo confuso
emigrato lontano
ma che scrive
che vorrebbe tornare.
Un suono di vento
di voci mischiate
di parole e misteri
a cui tenti di dare un senso
e un salvacondotto per domani.
Un brivido arancio
di pelle e pensieri
un enigma nel cielo
da risolvere al volo
per provare a sapere
se ti spaventa di più
ciò che è passato
o quel che sarà.
Un senso di vuoto
nel pieno del mondo
che gira su se stesso
un allarme tappato
nel buio che cola
e vernicia i vetri
e gli sguardi rimasti.
Un sospiro di bene
soffiato nelle mani giunte
contro il male e le storie
di un tempo scaduto
di un presente mai donato
di questi nostri giorni
con brutte illustrazioni
e dialoghi di bassa qualità.
Eppure c’è qualcosa
nell’aria fredda e fumosa
di questo tardo pomeriggio
che mi sa di promessa
di novità
e di “vieni a vedere chi c’è”.
E così mi gratto la testa
e come a cercare risposte
mi passo l’indice destro
sulla punta del naso.
Sarà che in ogni attesa
sogno speranza vaghezza
si nasconde una bugia
e se ci metto un dito
si vede di meno.

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