26 maggio 2011

Il vento si gira dove vuole.
Così anche fa il mare.
Non dove gli dicono
o dove gli conviene.
Il cielo e il mare
fanno quel che gli pare.
Il vento però non lo vedi.
Ti accorgi che c’è dalle nubi,
dalle cime degli alberi,
dal soffio, dal fischio,
dalla voce che ulula.
Il mare invece è qui sotto
e davanti e lontano
e oggi è verde di rabbia.
Si gonfia, s’ingobba,
s’inabissa, si alza,
ha la bava alla bocca.
Sputa, vomita acqua
come un drago mostruoso.
S’infrange andando in mille spruzzi.
È pieno di lividi.
Si inarca e si piega, ribolle.
‘Urla e biancheggia’.
Il mare varia spesso d’umore.
È irrequieto, scostante.
Ma lo chiamiamo, indicandolo, comunque mare e sempre mare è, anche se gira di verso, se è calmo o agitato.
Il vento è diverso
e, a seconda di dove spira,
cambia di nome.
Se stranisce e ti stramba è scirocco,
se fa perder la testa
dice che è tramontana.
Se è rigido, secco, severo
è maestrale.
Oggi viene da est
e ti toglie il respiro.
È levante.
E io non levo lo sguardo da lì.
Vorrei uscire fuori
e andare a sfidarlo.
Capire se so incassare i suoi colpi
o se è tanto forte
da sbattermi a terra.
Siamo fatti così.
È più facile rispondere a un insulto
piuttosto che a un complimento.
Si reagisce più bruscamente,
ci si ritrae di più verso una carezza
che dopo uno schiaffo.
Siamo fatti così.
Come gattini e bambini.
Selvatici, ingrati
e ancora incapaci di amare
ma non si può fare a meno di amarli.
I bambini a Palermo
tutti con quei berretti a visiere a becco e le bianche magliette no mafia sembravano tante nidiate di uccellini.
Si guardavano attorno
curiosi e incoscienti
di fatti e parole dei grandi.
I soli a sapersi muovere
con semplice naturalezza
in quel vento turbinoso di storia,
in quel mare ondeggiante di gente.
Nel giorno della memoria.
Quanto invecchia un ricordo in vent’anni?
Più o meno di chi lo conserva?
Quanta strada fa una speranza in vent’anni?
Come l’ellisse luminosa di una stella maggiore?
Ieri l’altro osservavo da sotto la grande magnolia col nome del giudice ucciso.
Quanto cresce un albero in vent’anni.
E noi pure che siamo cresciuti
con le chiome invecchiate o cadute,
restiamo gli uni accanto agli altri
come tanti alberelli allineati,
tra tagli di luce e rumori di silenzi,
nel bosco della vita.
Uomini e donne che fummo i bambini di ieri prendiamo per mano quelli di oggi e i più piccoli mettiamoceli sulle spalle.
Sono le donne e gli uomini di domani.

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