16 maggio 2011

C’è un lampo. Giro la testa.
Guardo l’ora sull’apparecchio digitale.
Manca ancora qualche secondo
alla mezzanotte.
Resto a fissare i numeri che cambiano.
Senza pensare.
Poi come in una slot machine
cadono giù quattro zeri
00.00
e boom si sfracassa un gran tuono.
Il gong del mondo.
Cosa ho vinto?
Un altro giorno
anzi un altro anno.
È il 16 maggio.
E viene giù una benedizione di cielo.
Un temporale che bagna la notte
e le dà movimenti e profumi.
Per il resto è una notte come un’altra
e più tardi ci sarà un giorno come un altro.
Vago intorno a un’idea.
Chissà perché riteniamo
che certi passaggi
siano più importanti.
Che alcuni traguardi
siano linee di confine,
dogane in cui avere per forza
qualcosa da dichiarare.
Oggi segno sul muro
di questa stupenda immensa luminosa cella del carcere della vita, in cui siamo tutti condannati al più appassionante e irrinunciabile degli ergastoli, un’altra decina.
Intanto la pioggia è finita
e la vista si asciuga
con gli ultimi stracci di nuvole.
Da qualche parte è nascosta
una luna tutta intera.
Sorrido e credo che sia
come un regalo.
E che son fortunato
ad avere persone
occhi e cuori
che leggono queste parole.
Verso sera tornerò a guardare un po’ su.
E saprò che i pensieri di un istante
di quelle persone
saranno per me.
Lanciati in alto
e riflessi quaggiù
dalla luna più piena che c’è
per poterne raccogliere tanti.

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