14 luglio 2011 – Il grande caldo

Lunedì nero.
Nero di lunedì.
Sono nel pieno del vuoto di dopopranzo.
Fa caldo.
Tanto caldo.
Sotto una cappa
come in un fantafumetto
la città sembra friggere
tutta insieme
in una gigantesca bolla d’aria.
Qualcuno in tv parla di bolla speculativa.
Roba misteriosa.
Malattia che viene da un altro mondo.
Odierna pandemia.
“I ladri delle Borse”
scriveva Trilussa.
Speculatori del lavoro altrui.
Professionisti del taccheggio globale.
Scippatori in camicia e cravatta
che con gesti misteriosi
tipo linguaggio dei sordomuti
procurano il bottino giornaliero
ad altri in vestaglia da camera e foulard.
Ma c’è qualcuno che ci capisce davvero qualcosa?
Viva il baratto di un tempo.
Almeno sapevi per certo.
cosa davi e cosa prendevi.
Costoro cos’è che vendono?
Che cosa acquistano?
Nel frattempo siamo tutti
ceduti o comprati.
Senza capirci una mazza.
Ammazza che caldo.
Il grande caldo.
La gente sbuffa.
I miei cagnetti abbaiano.
Verso il nulla.
Verso tutto.
E tutto potrebbe bruciare.
Incendio o consunzione.
Puzza di bruciato.
Corto circuito.
Fili anneriti. Saltati su come nervi.
Altre notizie di inchieste e filoni
condanne complotti maneggi
spionaggi ruberie corruzioni.
Che caldo che fa!
Il popolo si è spopolato.
La pappa si è spappolata.
Il grande caldo
scioglie maschere e cere.
Trucchi e ceroni.
La cricca s’incricca.
Scricchiola e scrocchia.
Una Casta che… basta!
Una Casta poco casta.
Una Casta che costa.
Una Casta nascosta nel Castello.
Una Casta presa in castagna.
Una Casta incastrata.
Una Casta che sfugge il castigo.
“La misura è colma”
dice forte un passante al videoreporter.
La misura non c’è.
Si dice che il peggio non è mai morto.
E ogni volta che si tocca il fondo
devi ricominciare a scavare.
La voce senza tonalità del tg
scandaglia gli scandali.
Il caldo è opprimente.
Bisognerebbe fare qualcosa.
Anche se non ti muovi
sudi lo stesso.
Buttarsi un secchio d’acqua in testa.
Mettere il collo e i polsi
sotto il sollievo gelato di una fontanella.
Aprire labbra e bocca
sotto il refrigerio vivace
di una cascata.
Che buffo: un titolo recita
‘La caduta degli dèi.’
‘Si salvi chi può.’
È strano come nei momenti di crisi
le lotte più aspre
siano tra vecchi alleati
antichi sodali
compagni di prima.
L’amico di un tempo
è il peggiore nemico di oggi.
Per l’avversario sei sempre
e comunque un pari grado.
Per quello della tua parte
un superiore o un sottoposto.
Questa è la gara più dura
la contrapposizione più sanguinosa.
Nel teatro di guerra
i commedianti imparano nuove battute.
E si battono un po’ logori e stanchi.
Rigidi come i pupi
nelle leggende epiche
di donne, cavalieri e armi.
Ma si vedono i fili.
Una triste rappresentazione
un presepe sbagliato.
Non c’è farina di neve
sui monti di cartapesta.
Si è liquefatta anche quella.
Il caldo è così soffocante.
Ci vorrebbe una stella cometa
a portare una buona notizia.
I cagnetti, lingue giù a penzoloni,
ogni tanto abbaiano al nulla.
Il grande caldo fiammeggia nel cielo.
Cos’è là? Un riflesso, un bagliore, la stella?
No. È soltanto una bolla.
Una lucida bolla di sapone.
E durerà poco.

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