15 marzo 2011

No.
Non c’è niente da fare.
Non sono un cane.
Nel senso del quattrozampe
due orecchie buffe
e un solo scopo di vita:
amare.
Amare comunque.
Amare anche senza essere amato.
Cosa c’è di più grande?
Oggi ci ripensavo.
Quale sublime lezione
ci danno inconsapevoli
quei cosi pelosi
che ci mettiamo a fianco
sulla strada dell’esistenza
per un tratto del viaggio.
Quel loro dare di continuo
senza chiedere ogni volta.
Conta solo la prima.
L’incontro
la timidezza
l’iniziale carezza
la leccata di mano.
O cucciolo
o preso, già adulto,
ha un’unica tenera presunzione.
Di pensare
che ha deciso anche lui.
E, come a raccontare la storia,
dice tra sé
“Ci siamo trovati
studiati a vicenda.
Era destino.
Il destino di due fatti uno per l’altro.
Ci siamo scelti
e poi presi per sempre”.
E quest’illusione gli basta
e gli basterà per tutti i giorni a venire.
Pure in un’assenza lunga
in una manata senza pazienza
dopo un calcio senza ragione.
Persino in un abbandono
e la muta tenacia della speranza.
Aspettare ogni ritardo
anche se non avvertito.
Accettare anche se rifiutato.
Rispondere anche se non chiamato.
Far festa anche se non invitato.
Amare anche se non amato.
Senza contropartita.
Senza rancore.
Senza rivalsa.
Senza vendetta.
Amare e nient’altro.
Chi di noi è capace di tanto?
Chi di noi non si piega
con il petto schiacciato
di fronte a un esempio così?
Chi non diventa pazzo
gridando, davanti a quest’inesorabile
amore,
‘dammi la colpa’
‘fammela pagare’
‘mordimi le mani
ma lasciami stare il cuore’.
Non sono un cane.
Sono un somaro.
Studio da secoli
e non so imparare
perché so troppe cose
e niente più mi meraviglia.
Ho domato il fuoco
imbrigliato l’atomo
viaggiato tra le stelle.
Sono un povero uomo
che non ha la fortuna
di abbaiare alla luna
perché non si spiega cos’è.

Lascia un commento